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SAN FRANCISCO: 3 GIORNI TRA STUPORE E DELUSIONE!

San Francisco l’avevo immaginata come la città più bella degli Stati Uniti Ovest, forse perché così me ne avevano parlato in tanti. Ho lasciato le Hawaii con l’entusiasmo e la voglia di scoprire questa mitica città californiana. Cos’è successo però dopo 3 giorni a San Francisco? Beh… sono scappata via per Las Vegas decisamente delusa da quel weekend di alti e bassi, più bassi che alti; ma tutto fa parte del viaggio e come tale ve lo racconto in questo nuovo episodio del nostro giro del mondo.

SAN FRANCISCO DIARIO DI VIAGGIO

  • Il nostro arrivo a San Francisco
  • 1° GIORNO: Chiusi in un bunker per un tramonto al Golden Gate!
  • 2° GIORNO: Leoni marini, case pastello e… un uomo in mutande!
  • 3° GIORNO: Grattacieli e degrado prima del magico molo

10 COSE DA VEDERE A SAN FRANCISCO

  1. Golden Gate Bridge
  2. Fisherman’s Wharf
  3. Pier 39
  4. Lombard Street
  5. Painted Ladies
  6. Coit Tower
  7. Union Square
  8. Cable Car
  9. Ferry Building Marketplace
  10. Pier 7

IL NOSTRO ARRIVO A SAN FRANCISCO

San Francisco la scorgo subito dal finestrino dell’aereo, sotto un cielo azzurrissimo e una costa frastagliata. La nostra prima volta in California… mi chiedo già se sarà l’ultima. Ad ogni atterraggio in un paese diverso mi facevo la stessa domanda. In fondo, non sai mai se tornerai in una terra così lontana. Di San Francisco sapevo già che avrei amato le sue case colorate, la vista sulla baia, i fiori e il suo spirito libero, a volte hippy e un po’ fuori dalla righe.

Per raggiungere l’hotel ci affidiamo ad Uber, senza sapere che sarà l’unico mezzo possibile per tutti e 3 giorni! Ero partita con quell’idea balorda di usare i mezzi pubblici a San Francisco! Ma come mi era potuta venire in mente?! Sapevo che era una pazzia, eppure mi ero convinta di poterlo fare. Perciò, non avevo considerato affatto la possibilità di noleggiare un’auto, come per Los Angeles. E questa fu la prima scelta sbagliata del nostro soggiorno a San Francisco. Una di quelle che ti condizionano l’intera vacanza! Pazienza, ci muoveremo con Uber spendendo fior di quattrini ogni giorno! Che vuoi che sia.. -.-

San Francisco è una delle città più care d’America, altro che New York. Qui si spende davvero un botto per il nulla! Gli hotel in primis costano parecchio e hanno standard piuttosto bassi. Motivo per il quale ne avevo scelto uno economico con la consapevolezza però che sarebbe stato pessimo… e non mi ero sbagliata! Pessimo forse è un aggettivo esagerato, ma sicuramente il peggiore finora di tutto il viaggio. “Tanto è solo un base d’appoggio per dormire” me lo ripeto più volte per non deprimermi. Ci adatteremo. Intanto è meglio uscire il prima possibile da quella bettola! “Voglio vedere il Golden Gate, non posso aspettare fino a domani”.

1° GIORNO: CHIUSI IN UN BUNKER PER UN TRAMONTO AL GOLDEN GATE!

  • Golden Gate Bridge
  • Torpedo Wharf
  • Battery Spencer

Il Golden Gate Bridge non è soltanto il ponte più famoso degli Stati Uniti, è l’icona americana per eccellenza, quella che tutti sognano, dipingono, imitano, fotografano. Sono circa le 15 quando arriviamo sul posto carichi di entusiasmo. Il sole è ancora forte, ma inaspettatamente fa freschino! Cioè siamo in California e fa freddo? Sì fa freddo.. e il bello è che non l’avevo minimamente contemplata come possibilità! Arrivo spavalda con il mio prendisole super estivo, i sandali e una misera giacca di jeans (portata giusto per la sera e con la convinzione che non mi sarebbe mai servita!). Per fortuna ho anche una piccola sciarpa in borsa, perché qualcuno (santo!) mi aveva avvisata che il clima poteva essere ventoso. Insomma credevo di cavarmela bene, ma non avevo idea di cosa ci aspettasse.

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LA PRIMA VISTA DEL GOLDEN GATE BRIDGE

La prima vista del Golden Gate l’avevo immaginata tante di quelle volte, ero sicura di dire “Wow”… invece rimango molto perplessa e quasi ammutolita. Era davvero quello il Golden Gate? Non è che avevamo sbagliato ponte?! Purtroppo no. Era proprio lui in tutta la sua grandezza e “bruttezza” direi! So che questa parola andrà controcorrente ma, dopo aver guardato a lungo i suoi giganti pilastri sbiaditi dal tempo, ho seriamente pensato: “Che cosa c’è di bello in quel mitico ponte?!” Non riuscivo proprio a coglierlo!

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“Forse lo sto guardando con occhi sbagliati” mi sono detta ad un certo punto. Lo sto paragonando inconsciamente al ponte di Brooklyn, Sydney, Parigi, Londra, e a tutti gli altri che ho visto nel mondo. Eh beh.. ma è un dato di fatto: il Golden Gate non regge il paragone! Si potrebbe aprire un enorme capitolo sulla presunta bellezza di quella architettura metallica, alla fine ciò che conta è sempre l’emozione trasmessa. Era quella che stavo cercando in tutti i modi e ahimè non provavo niente.

ALLA RICERCA DI UNA BELLEZZA CHE NON C’È

“Forse siamo nel punto sbagliato” ho pensato ed in parte era vero, dal lato meridionale non si ha la visione migliore del Golden Gate Bridge. Tuttavia, vedevo la gente entusiasmarsi anche lì. “Forse dovremmo addentrarci meglio qui attorno, prima di passare sull’altra riva, magari ci sono altri posti nascosti da scoprire”. Mah sì, in fondo, tentar non nuoce. Ci avventuriamo qua e là setacciando un po’ tutta la zona, in lungo e in largo, fino al molo di Torpedo Wharf.

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Qui la vista in effetti è più bella, si può ammirare il ponte in tutta la sua lunghezza. La prospettiva dall’acqua gli conferiva più carattere. Il posto è poco frequentato, il che lo rende anche più affascinante. Il tempo però stringe, dobbiamo raggiungere l’altra sponda prima che sia troppo tardi. Già… ma come fare?! Bella domanda! A piedi era un’idea assolutamente da scartare! In bici sarebbe stato carino, ma faticoso con gli zaini sulle spalle e il vento che di certo non aiutava. Praticamente non c’era altro modo se non… il solito Uber -.-

ATTRAVERSARE IL GOLDEN GATE BRIDGE!

Ecco che ci ritroviamo nuovamente in taxi ad attraversare il ponte più sognato d’America. In quel momento speravo di sentire qualcosa, non dico le farfalle nello stomaco, ma un minimo di eccitazione! E invece niente. Tutto mi sembrava scialbo e irrilevante, come se quel posto non potesse mai, in alcun modo, appartenermi. Siamo diretti a Battery Spencer, il punto panoramico più gettonato in assoluto. Coraggio… lì qualcosa sarebbe scattato dentro di me, non poteva lasciarmi indifferente. Mi attacco a quell’ultima speranza.

Il taxi si ferma a breve distanza dal vertiginoso precipizio. Ci incamminiamo contro vento verso le rocce a strapiombo sull’oceano. Si tratta davvero del miglior punto per osservare il ponte? Sì, è indubbiamente il più bello. Ciò nonostante, il paesaggio intorno lo percepisco come una nota stonata, quasi slegata al ponte. Il vento diventa tagliente come un coltello affilato e il nostro abbigliamento sempre più inadatto, ma resistiamo. Addirittura mi viene la brillante idea di raggiungere la spiaggia di Kirby Cove! Una follia assoluta, soprattutto a quell’orario! Non so come mi sia venuto in mente, forse la disperazione di voler trovare qualcosa di meglio a tutti i costi!

CHIUSI IN UN BUNKER PER PIU DI UN’ORA!

Alla spiaggia ci rinunciamo quasi a metà strada, il vento è troppo forte, non possiamo andare oltre. Manca almeno un’ora al tramonto e il freddo diventa sempre più pungente. “Dobbiamo trovare un riparo se non vogliamo perderci il tramonto”. Ma di ripari in mezzo alle montagne ce n’erano ben pochi! Resistere è quasi impossibile, siamo sul punto di mollare quando, all’improvviso, scopriamo un vecchio bunker. “Infiliamoci qui dentro fino al tramonto!” E così ci nascondiamo all’interno di questo edificio abbandonato, che altro non era che un’antica fortificazione militare difensiva. Non ci sono ovviamente porte o finestre a proteggerci dagli spifferi, ma è pur sempre meglio che star fuori!

In quella interminabile ora di attesa non ricordo che pensieri avevo per la testa, ma di certo il sogno di vedere il tramonto più bello di San Francisco si stava trasformando in un incubo! Dopo un’ora di sofferenza il sole finalmente inizia a calare. Ritorniamo al precipizio e tutto comincia a cambiare colore. Lo scenario era diverso da come lo avevamo lasciato e in qualche modo ti incanta.

Saranno state forse le lucine che si accendevano, una dopo l’altra, sui quei pilastri infuocati dal sole; o i fari delle macchine che sfrecciavano come nei film. Non lo so… fatto sta che quello fu l’unico momento emozionante del pomeriggio. Un attimo fugace in cui avrei potuto scattare migliaia di foto, ma ne feci solo una… perché, ahimè, non sentivo più le gambe, né il resto del corpo tagliato in due dal vento.

SEMPRE UN PASSO INDIETRO

Una foto, in fondo, bastava a immortalare quel momento difficile e al tempo stesso irripetibile. Le emozioni provate erano molto contrastanti: forse rabbia o delusione, miscelata allo stupore; mi ero soltanto distaccata da una realtà che non coglievo, rimanendone però attirata. Come sarebbe andata senza il freddo? Sicuramente in modo diverso, ma non del tutto. Ritornati al calduccio, tra le coperte dell’hotel, riguardo le foto di quegli istanti indecifrabili e, a mia sorpresa, mi emoziono. Che cos’era stato allora il Golden Gate per me?

La verità l’avevo appena scoperta senza volerlo: il leggendario ponte di San Francisco era solo un luogo da cartolina, di quelli eternamente fotogenici, che ti emozioneranno in ogni foto e sullo schermo. Dal vivo, però, l’avrei cercata invano quella stessa emozione. La realtà rimarrà sempre un passo indietro.

2° GIORNO: LEONI MARINI, CASE PASTELLO E…UN UOMO IN MUTANDE!

  • Fisherman’s Wharf e Pier 39
  • Lombard Street
  • Painted Ladies

Oggi il cielo è limpido e le temperature più miti. Finora non mi sono per nulla sentita in California! L’avevo immaginata come la terra del sole, allegra, frizzante, credo che San Francisco non incarni molto questo mood, forse Los Angeles rispecchierà di più l’immaginario collettivo. Dopo la delusione di ieri al Golden Gate, iniziamo la giornata con un altro must di San Francisco: Pier 39 e Fisherman’s Wharf.

FISHERMAN’S WHARF e PIER 9

Fisherman’s Wharf è un antico quartiere di pescatori, diventato una delle zone più vivaci della città. Pier 39 è il celebre molo dove poter ammirare da vicino le otarie, che colonizzano le palafitte sull’acqua. È principalmente per loro che siamo venuti a vedere questo molo. Il resto è tutto abbastanza turistico, anche un po’ finto e costruito a dovere, ma trasmette allegria. Lo spirito che si respira è fresco e spensierato, ci piace. Lungo la strada c’è una gran confusione, numerosi artisti squattrinati si esibiscono attirando l’attenzione dei turisti. Il molo di per sé è un aggregato di costruzioni in legno, adibite a negozi bizzarri e locali in cui mangiare, ascoltando il rumore della risacca.

Ci mescoliamo anche noi alla folla scatenata che si avvia verso la piattaforma con le otarie. Non sapevo cosa aspettarmi da un posto come questo, ero piuttosto frastornata da ciò che mi circondava: i colori, i rumori, la musica di strada. Dove si nascondono i leoni marini? Eccoli lì… sono proprio sotto gli occhi di tutti! Basta girare l’angolo e te li ritrovi improvvisamente davanti! Una colonia intera di otarie che si stiracchiano qui al sole dal 1989, per tutto il periodo primaverile ed estivo.

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Per la prima volta a San Francisco rimango stupita di qualcosa. È davvero suggestivo osservare questi esemplari che giocano, sbuffano, amoreggiano, si spingono continuamente giù dal molo e infine lottano tra loro per risalire! Mi fanno tanto sorridere, sono troppo simpatici! Non avevo mai visto nel mondo un posto come questo. È turistico sì, ma a suo modo pittoresco e perfino romantico. Non a caso è uno dei luoghi più amati dalle coppiette, che lasciano il proprio lucchetto d’amore vicino alle otarie. Qui probabilmente, se ne avessi avuto uno, lo avrei lasciato anch’io.

La mattinata passa veloce al Fisherman’s Wharf, decidiamo di pranzare da Carmel & Pizza, una sorta di chiosco/pizzeria con tavoli all’aperto, il cui motto è: “May all who comes as guests, leave as friends”. Ma che bello questo spirito.. lo condivido a pieno e la pizza è anche buona!

LOMBARD STREET

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Ci spostiamo a Lombard Street, una delle strade più fotografate di sempre a San Francisco. Che cosa avrà di speciale? Si tratta della strada più tortuosa al mondo! Consta di otto ripidi tornanti costruiti per ridurre la pendenza della via. L’idea è quella di percorrerla a piedi solo in discesa, in modo da godersi al meglio il panorama. Lombard street era proprio come l’aspettavo, ma sono rimasta piacevolmente sorpresa delle graziose casette ai lati della strada, dai cespugli e dai fiori super colorati. Gli scorci sulla città sono davvero meritevoli; in lontananza si scorge addirittura il mare della baia californiana.

Rimanendo in tema di case colorate, ci dirigiamo verso le più gettonate in assoluto di tutta di San Francisco. Lo avrete già capito: sto parlando delle Painted Ladies, le celebri casette pastello in stile vittoriano, che si ergono a schiera di fronte al parco di Alamo Square.

PAINTED LADIES

Le Painted Ladies rappresentano la classica cartolina di San Francisco. Il posto, però, non è esattamente come appare in foto… Le case sono situate al di là di un’ampia strada, che le separa dalla collinetta del parco. La presenza di quel viale interposto con alberi e auto parcheggiate disturba alquanto la vista, ma va bene. Ci sediamo ad osservare queste splendide casette dell’800.

Il parco è un ottimo luogo di ritrovo dove bere una birra e divertirsi in compagnia. Alcune band suonano all’aria aperta canzoni sconosciute e qualcuno improvvisa esibizioni. L’ambiente mi ricorda un po’ Londra con la sua collina di Primrose Hill. Il genere di artisti, però, si discosta non poco da quello londinese… qui potrete vedere veramente di tutto! E in questo tutto non pensavo potesse rientrarci anche un uomo ubbriaco che canta a squarciagola, con addosso solo un paio di mutande! Per fortuna almeno quelle ce l’ha risparmiate 😀 In effetti, ho temuto che ad un certo punto le togliesse lanciandocele in testa! Chissà magari l’ha fatto dopo che siamo andati via 😀

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Ci dirigiamo verso le case per qualche scatto più ravvicinato e ne scopriamo altre davvero stupende. I colori di San Francisco sono brillanti e vivaci. Purtroppo, non abbiamo tempo di esplorare ancora la zona, per cui ci avviamo verso l’hotel. Il sole lo vediamo tramontare sulla strada del ritorno, mentre ripenso a quei fantastici colori. Peccato che l’idillio sia spezzato da un enorme topo sul marciapiede!! Che orrore! Non che non ne abbia mai visti altrove, mi è capitato perfino nelle città più romantiche del mondo, come Parigi! Ma meglio sorvolare sul discorso pulizia della città… l’ultimo ricordo della giornata vorrei lasciarlo alle case color pastello, piuttosto che a quel disgustoso ratto che ci ha tagliato la strada!

NOSTALGIA DELL’ITALIA!

Dopo la vista di quel topo avrei saltato volentieri anche la cena, fortuna che un magnifico ristorante italiano mi fa tornare l’appetito con le sue deliziose pietanze nostrane, di impronta napoletana. Mi sento per la prima volta a casa, dopo quasi un mese di viaggio, e ne avverto improvvisamente la mancanza. Succede sempre quando si tratta di cibo, che vogliamo farci.. è il punto debole degli Italiani. Domani ultimo giorno a San Francisco; ho realmente smesso di aspettarmi qualcosa di più emozionante da questa città, ma non mi arrendo fino alla fine, non sarebbe da me.

3° GIORNO: GRATTACIELI E DEGRADO PRIMA DEL MAGICO MOLO!

  • Coit Tower
  • Union Square
  • Cable Car
  • Ferry Buiding Marketplace
  • Pier 7

Oggi il cielo è nuvoloso e l’aria, come al solito, è pungente. Il vento non ci vuole abbandonare nemmeno nell’ultimo giorno. Ci svegliamo presto per salire sulla Coit Tower e alle 9 siamo già in cima alla collina (Telegraph Hill). Il luogo è silenzioso, si scorgono vedute inedite di San Francisco, di quelle che amo e vado sempre a ricercare. C’è chi sceglie di arrampicarsi a piedi lungo i Filbert Steps immersi nel verde, ma noi arriviamo comodamente in taxi.

COIT TOWER: LA VISTA MIGLIORE DI SAN FRANCISCO!

La Coit Tower, alta ben 64 metri, svetta sulla città dal 1934, offrendo una vista a 360 gradi che include la baia, il Golden Gate e la prigione di Alcatraz. All’interno della torre spiccano i suoi caratteristici murales “sovversivi” che affrontano tematiche importanti, quali la Grande Depressione, la crisi del ’29, la povertà e le differenze sociali; sono una grande testimonianza storica. All’uscita dell’ascensore si apre la famigerata vista su San Francisco. La guardo da ogni arcata di quella piccola terrazza circolare. Il cielo è grigio, ma a tratti regala squarci di azzurro.

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I grattacieli mi ricordano lo skyline di Philadelphia. Stesso stile, seppur nel complesso diverso. L’assetto urbano di San Francisco è difficile da comprendere, le strade si articolano in modo insolito. Ho sempre la sensazione che le cose siano in qualche modo fuori posto o, peggio ancora, che non abbiano un proprio posto. Il cuore di San Francisco dove batte? La vita dove scorre? Non esiste un vero centro; potremmo considerare Union Square come cuore pulsante della città. Avrà anche una sua anima questa piazza? Non ci resta che andare a scoprirlo. Nuovo taxi: direzione Downtown.

UNION SQUARE: IL CUORE DI SAN FRANCISCO!

Union Square è il fulcro del quartiere finanziario più moderno, la piazza principale di San Francisco, in cui di fatto non manca nulla: c’è un piccolo parco, i ristoranti, i negozi alla moda, il mitico Macy’s e l’immancabile Apple Store. La zona circostante pullula di hotel di lusso, teatri e locali, ma è quasi vuota oggi, nonostante sia appena uscito un fantastico sole.

Market Street è la via cardine di questo fitto agglomerato urbano. M’imbatto per la prima volta nei mezzi pubblici di San Francisco. Beh ma allora esistono?! Sì che esistono…ma è come se non esistessero! Di fatto non è utile usarli, né comodo, né semplice. Mi viene proprio da sorridere nel vederli. Non mi era mai successo di avere difficoltà nel muovermi in una metropoli d’America, a tal punto da dover prendere sempre e solo taxi! Era inverosimile. Ma il Cable Car che fine ha fatto??

IL CABLE CAR MANCATO!

Il Cable Car non è altro che un mezzo di trasporto del passato, in via di estinzione. Ogni giorno i turisti amano recarsi nel punto d’incrocio tra Powell St e Market St per assistere al famoso Turnaround… ovvero una manovra di rotazione manuale, effettuata da due addetti, che inverte il senso di marcia del Cable Car. Beh… eccola qui la prima delusione della giornata: sto Cable Car non s’ha da fare!! Ci guardiamo intorno a lungo, ma del Cable Car neppure l’ombra! Com’è possibile?! Che fine avrà fatto? La piattaforma girevole è inspiegabilmente vuota, oggi niente Cable Car, ma nessuno sa dirci perché! Pazienza, non era destino.

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La fame si fa sentire, sarà meglio cercare un ristorante nei paraggi. Scegliamo a caso un posto carino ed economico, di quei locali nati per le pause pranzo dei lavoratori, in stile industrial, ci piace molto 🙂 Ha un non so che di Londra o di Sydney e l’hamburger è buono, così come le chips di contorno.

Riprendiamo a girovagare senza meta tra gli edifici di Downtown. Uno dei monumenti cardini è senza dubbio la Piramide Transamerica, grattacielo simbolo dello skyline di San Francisco. Senza volerlo scopriamo qua e là piccole oasi di public art, ricavate tra i palazzi di vetro e abbellite con fontane dal design contemporaneo.

IL PEGGIO DI SAN FRANCISCO!

Sono già le 16 e non ho ancora trovato qualcosa che mi abbia davvero emozionata in quest’ultima giornata a San Francisco. Siamo diretti verso un molo segreto, chiamato Pier 7, per uno scorcio particolare sulla Piramide Transamerica. Sarà lui a stupirmi? Vedremo. Ci incamminiamo verso il mare e già il tragitto non porta nulla di buono… il degrado è terribile! Mai visti così tanti barboni in vita mia, che si mescolano peraltro ad ubbriachi e squilibrati dall’aspetto tutt’altro che rassicurante!

Guardo il parco adiacente, forse è meglio passare da lì… e invece no è anche peggio! Quel parco probabilmente è diventato la dimora dei senzatetto. Sono tutti raggruppati lì, alla vista sembra quasi un campo profughi. L’aria che tira non ci fa sentire per niente al sicuro! Ok…passo svelto e sguardo in basso. Non avevo mai avuto paura in America, mai. Nemmeno a New York in metropolitana a notte inoltrata. Qui era diverso. Era un’altra America.

VOGLIA DI ANDARE VIA!

Quel tratto mi sembrò infinito, eppure soltanto pochi metri ci separavano dal Ferry Building. Non volevo portare a casa quell’orrendo ricordo, ma dovevo farci i conti. Negli anni San Francisco ha subito un evidente declino, me l’avevano anche detto, ma non immaginavo cosa significasse veramente finché non l’ho toccato con mano.

La luce si stava affievolendo sempre di più, così come la mia voglia di stare in questa città. Desideravo andare via il prima possibile. Domani avremmo lasciato la California per il Nevada, non vedevo letteralmente l’ora di essere nei deserti più sognati d’America. Quello che avevo di fronte era il volto peggiore di un paese a me tanto caro. Volevo che una gomma cancellasse all’istante quell’immagine inguardabile dalla mia mente, ma ormai era rimasta impressa, come un tatuaggio di cui è troppo tardi per pentirtene.

FERRY BUILDING MARKETPLACE

Con questo pessimo mood raggiungiamo finalmente il Ferry Building Marketplace, un vecchio punto di arrivo di treni e traghetti, oggi riconvertito in centro culinario, con ristoranti e negozi che vendono cibo locale, prodotti a Km 0 e specialità di varie parti del mondo. Il grazioso edificio esterno mi fa tornare un po’ il sorriso. Mi fa pensare a Boston, con il suo aspetto marinaro e il suo colore grigio-azzurro.

Ci mettiamo alla ricerca del molo segreto e lo troviamo senza alcuna difficoltà. Arrivati a questo punto, non riponevo più grandi speranze neppure su quel molo! Ci incamminiamo sull’acqua allontanandoci lentamente da quel mondo degradato, che rattrista e al contempo disgusta. Ci stavo provando in tutti i modi a trovare il bello in San Francisco, ma era come se mi stessi sforzando inutilmente, forse dovevo accettare che non poteva piacermi, punto. E invece no… non potevo accettarlo.

PIER 7: IL MOLO SEGRETO!

“Ci sarà qualcosa di più bello, devo trovarlo”. In quel pensiero ostinato mi ci sono infilata con tutte le scarpe. Il vento era tornato a scompigliarci i capelli, trascinando con sé nuvole minacciose di pioggia. Giusto ora che dovevo scattare la foto migliore di San Francisco! -.- Nemmeno la luce ci veniva incontro. Oggi è proprio una maledizione! Una cosa però è positiva: non c’è quasi nessuno su quella passerella di legno, usurata dagli anni.

Sento finalmente un’emozione che si smuove dentro. Attorno a me solo i gabbiani e la brezza dell’oceano sulla pelle. Il sole sta scomparendo ma ancora resiste, facendo capolino tra le nubi. I raggi sono flebili e al tempo stesso infuocati. Guardo i lampioni. Quanto sono belli?! Nemmeno li avevo notati, presa dai quei brutti pensieri. Sono incredibilmente cinematografici!

IL PRIMO “WOW” A SAN FRANCISCO!

Continuo a camminare verso la punta più estrema del molo e poi mi volto indietro… “Wow”… la Piramide è dritta davanti a me! È il primo “Wow” che mi esce da quando sono a San Francisco. Stavo quasi per arrendermi, lo ammetto. La vista di quel molo è la cosa migliore che mi sia successa in questi 3 giorni! Faccio mille scatti su quella passerella sperduta, prima che il sole vada via completamente. Per fortuna qualche attimo di eternità l’avrei portato a casa.

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Saliamo sul milionesimo taxi che ci ha scarrozzato in questa strana città. Non tutto è andato perso, qualcosa è pur sempre rimasto, ma non può bastarmi. Un weekend forse non era stato sufficiente. Avrei voluto vedere altro, come ad esempio Sausalito, Castro, Haight-Ashbury. Non so, magari stando più a lungo sarebbe andata diversamente. È possibile… ma ormai non c’è più tempo. Ciò che è stato, è andato.

ADDIO SAN FRANCISCO!

Solitamente concludo con un Ciao e mai con un Addio. Chi mi conosce, lo sa, non mi piace salutare una città con la certezza che non tornerò. In questo caso, però, ne sono quasi sicura: non torneremo a San Francisco. Che brutta frase…credo di non averla mai detta per nessun luogo del mondo. Eppure vado via con questa consapevolezza: è una città non potrà mai appartenermi. Le cose cambiano negli anni, è vero, ma i connotati di un luogo restano. E quelli che ho visto, nel bene e nel male, non mi appartengono.

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San Francisco non mi ha lasciato nulla di cui sentirò la mancanza, è la mia amara verità. Tutto mi è sembrato sconnesso dalla realtà, come disgregato e abbandonato a sé stesso. Qualcosa sì mi aveva stupito, ma non era abbastanza per farmi amare San Francisco.

COSA CI ASPETTA ADESSO?

La stessa costa che avevo visto all’atterraggio, la riguardo dal finestrino con occhi diversi. Ero atterrata con un grosso bagaglio di sensazioni e aspettative, ma l’ho smarrito pian piano per strada. Ne porto uno nuovo, adesso, per l’on the road che ci aspetta. Alla fine ritorneremo in California per l’ultimo assaggio di West America. Spetterà a Los Angeles il finale di questo incredibile viaggio intorno al mondo.

Sarà un’altra delusione o sarà meglio di San Francisco? Ve lo racconto nei prossimi episodi. Voi intanto raccontatemi le vostre esperienze in California.

Good Bye San Francisco!

1) CINA – Città Proibita: alla ricerca del vero Oriente a Pechino!

2) CINA – Cosa vedere 4 giorni a Pechino: ecco l’itinerario perfetto!

3) CINA – Una notte a Shanghai: emozioni anche sotto la pioggia!

4) CINA – Un giorno a Shanghai: in giro tra grattacieli e pagode!

5) AUSTRALIA – Blue Mountains: 3 giorni nella foresta australiana

6) AUSTRALIA – Sydney: un compleanno dall’altra parte del mondo!

7) HAWAII – Hawaii: viaggio all’avventura nella magica Oahu!

8) USA WEST – San Francisco: 3 giorni tra stupore e delusione!

9) USA WEST – USA west on the road: itinerario di un viaggio epico!

10) USA WEST – Una notte a Las Vegas? Cosa fare!

11) USA WEST – Los Angeles e la fine di un grande viaggio!

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Il viaggio è scoperta, confronto, stupore. È l'abbandono delle certezze quotidiane, è il cambiare cibo, lingua, clima. Viaggiare è vivere un'altra vita, è vivere due volte.

2 commenti

  • TIZIANO

    DANIELA,

    sempre bello il racconto … anche se questa volta, complice il mancato divertimento totale, si è capito spesso che FRISCO non è stata il massimo.

    Noi avevamo fatto un “toccata e fuga” di rientro dalle “HI”.
    Ci siamo fermati un giorno e mezzo circa. Chiaramente all’aeroporto abbiamo noleggiato un’auto … questa è stata la migliore soluzione.

    Girata come abbiamo potuto … il tempo purtroppo era tiranno. Giusto le cose più importanti … e turistiche (CHINATOWN, PIER, LOMBARD, GOLDEN GATE, ecc.).

    Devo essere sincero, anche per me non è stata il massimo … ma utto sommato non è stata neanche malaccio. Verso fine agosto il clima era buono … zero vento, ma nuvole fino a una certa ora al GOLDEN.

    Tornando al “post” … sempre dettagliato nei minimi particolari e ricco di informazioni: complimenti … meritati.

    Attendo con vero piacere il prossimo racconto.

    Un forte abbraccio a te e ALESSANDRO.

    Bye.
    T

    • Live For Travel

      Grazie 🙂 Hai fatto bene a noleggiare la macchina, a SF è complicato muoversi senza! Anche per noi di fatto sono stati pochissimi giorni, ma non ci ritornerei. Purtroppo l’ho trovata molto degradata e con poca roba da vedere. Ho cercato insistentemente di provare un’emozione che non ho provato. Fortuna che poi è iniziato il mitico tour nei parchi nazionali americani, tutta un’altra storia. Uscirà a breve :-*

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